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Tentare di raccontare una città, un territorio, un’intera comunità con un solo marchio è un’operazione a dir poco ambiziosa. Di quelle che possono far tremare i polsi. Ma, al contempo è un’operazione, che può restituire moltissimo in termini di rappresentazione e autorappresentazione. I simboli da sempre sono stati oggetto privilegiato del comunicare, luoghi astratti attorno ai quali riunirsi, modi per dare casa al senso di appartenenza, elementi attraverso i quali condividere aspettative, ambizioni, emozioni, presente, passato, futuro.
In tal senso il brand di una comunità deve soprattutto parlare.
Raccontare, costruire un tessuto narrativo.

Deve sapere rappresentare ciò che si è ma anche quello che si vuole diventare. E lo deve fare in modo semplice immediato.Prato è una comunità che ha tanto da dire. Tanto da raccontare. È una comunità in continuo divenire. Fa parte del suo DNA. Prato è terra di commercianti e di filati, è terra di artisti e innovatori, è terra di paesaggi e buoni sapori.



Prato è terra di passaggio, crocevia ai piedi degli appennini, snodo tra l’Italia centrale e la pianura padana.
Come racchiudere così tanto in un solo marchio?

John Berger nel suo “E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto”, con grande poesia ci racconta come gli uomini alzando gli occhi al cielo videro lo spettacolo infinito delle stelle e cominciarono a unirle con linee invisibili. “Immaginare le costellazioni non cambiò certo le stelle, né il nero vuoto che le circonda, ciò che mutò fu il modo di leggere il cielo di notte”.
Il nuovo brand di Prato non è dunque un’invenzione, né un a scoperta. Bensì un modo nuovo per raccontare l’infinità di storie e di senso di questa meravigliosa terra.
E il sito internet che lo accompagna muove da questa stessa intenzione. Raccontare, in modo forse inusuale, ciò che è stato, ciò che è, ciò che sempre sarà Prato: una storia di comunità.

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